Prevedere le eruzioni: un’impresa possibile?

Viaggio tra i vulcani italiani: storia, scienza e curiosità

L’Italia, terra di grande bellezza e complessità geologica, ospita numerosi vulcani che affascinano e intimoriscono al tempo stesso. Per approfondire il tema, abbiamo intervistato Guido Ventura, vulcanologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che ci ha svelato curiosità e informazioni sul patrimonio vulcanico italiano.

Quanti vulcani ci sono in Italia? Secondo Ventura, l’Italia conta ben settanta vulcani, molti dei quali sottomarini. La loro distribuzione è influenzata dalla complessa geodinamica del Paese, caratterizzata da processi di subduzione e di estensione crostale. Questi fenomeni sono responsabili della fusione delle rocce in profondità e della formazione dei magmi che alimentano i vulcani.

Tra i vulcani sottomarini più conosciuti figurano il Marsili, situato nel Tirreno meridionale, e La Ferdinandea, nel Canale di Sicilia, entrambi attivi in tempi storici. Ventura sottolinea che il numero dei vulcani sottomarini potrebbe aumentare con le nuove scoperte oceanografiche, grazie a strumentazioni sempre più avanzate.

Prevedere le eruzioni vulcaniche
Con la strumentazione moderna, con quanta precisione è possibile prevedere l’eruzione di un vulcano? (Fonte: Canva) – abruzzoonline.it

Ma come si monitorano i vulcani sottomarini? “Utilizziamo strumenti come gli Ocean Bottom Seismometer (OBS),” spiega Ventura. “Questi sensori registrano i movimenti sismici sul fondo marino, permettendoci di analizzare la dinamica interna del vulcano e identificare eventuali segnali di attività, come la risalita di magma o fluidi.”

Passando ai vulcani terrestri, l’Italia ne conta circa dodici, distribuiti dalla Toscana alla Sicilia. Tra i più noti ci sono l’Etna, i Campi Flegrei, il Vesuvio, Ischia e Stromboli. Anche l’isola di Pantelleria, i Monti Iblei e Linosa rientrano tra le aree vulcaniche, con attività storica o residui di antiche eruzioni.

I vulcani attivi in Italia includono nomi celebri come l’Etna, Stromboli, e i Campi Flegrei, oltre al Marsili e a La Ferdinandea. Mentre alcuni sono in fase di riposo, altri, come Etna e Stromboli, presentano un’attività quasi costante, attirando l’attenzione degli esperti.

Un aspetto affascinante è la variabilità delle forme vulcaniche. “Non tutti i vulcani sono coni fumanti,” precisa Ventura. “Ad esempio, i Colli Albani ospitano un lago all’interno della loro caldera, mentre i Campi Flegrei sono caratterizzati da piccoli coni sparsi all’interno di una grande depressione circolare.”

La previsione delle eruzioni resta una sfida complessa. Sebbene sia possibile identificare i luoghi di potenziale attività vulcanica, stabilire con precisione quando e con quale intensità avverrà un’eruzione è molto più complicato. Tuttavia, i sistemi di monitoraggio avanzati e le mappe di hazard presenti in Italia aiutano a mitigare i rischi e a gestire eventuali emergenze.

Il vulcanismo italiano è un patrimonio scientifico e culturale di straordinaria importanza. Studiarlo non significa solo prevenire pericoli, ma anche comprendere meglio la storia geologica del nostro pianeta. Concludendo, Ventura sottolinea come l’Italia, grazie ai suoi vulcani, offra un laboratorio naturale unico per gli studiosi di tutto il mondo.

I vulcani, con il loro fascino e la loro imprevedibilità, continueranno a essere protagonisti del paesaggio italiano e della curiosità umana.

Gestione cookie