L’artista della libertà
Oliviero Toscani è stato molto più che un fotografo: un provocatore, un rivoluzionario, un anticonformista per natura. Morto a causa dell’amiloidosi, ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte e della pubblicità. La libertà è stata il filo conduttore della sua vita e della sua opera, intesa come il diritto di scuotere, provocare e innescare discussioni. “Se l’arte non provoca, a cosa serve?”, diceva Toscani, evidenziando il suo credo artistico.
Una passione di famiglia
Toscani ereditò l’amore per la fotografia dal padre, Fedele Toscani, uno dei primi fotoreporter del Corriere della Sera. Dai racconti familiari e dalle immagini storiche scattate dal padre, Oliviero trasse l’ispirazione per costruire la sua visione unica del mondo. Sua madre, con il suo gusto da ricamatrice, contribuì a plasmare la sua sensibilità estetica.
Zurigo e la scoperta dell’arte
Dopo un percorso scolastico travagliato, Toscani trovò la sua strada all’Università d’arte di Zurigo, dove fu influenzato da grandi maestri come Johannes Itten e Le Corbusier. Questo periodo segnò la sua formazione artistica e lo spinse a esplorare il mondo con occhi nuovi, trasformando ogni esperienza in un’opera visiva.
L’incontro con l’America e Picasso
A vent’anni, durante un viaggio in America, Toscani si trovò faccia a faccia con la Guernica di Picasso. Quell’esperienza, come lui stesso raccontò, fu una rivelazione, un momento paragonabile a un’illuminazione religiosa per un credente.
Il successo internazionale
Dopo il diploma a Zurigo, Toscani divenne uno dei fotografi più ricercati dai grandi magazine internazionali come Elle, Vogue e Harper’s Bazaar. Tuttavia, la sua arte non si limitò mai al glamour: il suo obiettivo era raccontare storie e analizzare i fenomeni sociali attraverso le sue immagini.
Lo shockvertising e Benetton
Il sodalizio con Benetton, iniziato negli anni ’80, rappresentò una svolta epocale nella pubblicità. Le campagne di Toscani non si limitavano a vendere un prodotto, ma affrontavano temi scottanti come il razzismo, la violenza e le disuguaglianze. Immagini come il bacio tra una suora e un prete o i condannati a morte negli Stati Uniti hanno fatto scuola, sollevando dibattiti e restando impresse nella memoria collettiva.
Un fotografo sociale
Toscani non si limitò alla moda o alla pubblicità. Il suo progetto I bambini ricordano, che ritrae i sopravvissuti allo sterminio di Sant’Anna di Stazzema, dimostra il suo impegno civile. L’artista trasformava ogni volto in una storia da raccontare, dando voce a chi aveva vissuto tragedie indicibili.
Contro i pregiudizi
Le immagini di Toscani sono sempre state uno strumento per combattere pregiudizi su sesso, razza e disuguaglianze sociali. La sua capacità di guardare al futuro con spirito critico lo ha reso un pioniere di temi che solo decenni dopo sarebbero diventati centrali nel dibattito pubblico.
L’arte e il rifiuto delle maschere
Toscani preferiva immortalare le persone comuni rispetto ai personaggi famosi, che considerava spesso maschere senza autenticità. Questa scelta rifletteva la sua ricerca di verità e la sua volontà di raccontare storie autentiche attraverso i suoi scatti.
Un’eredità eterna
Oliviero Toscani lascia un’eredità culturale immensa: non solo come fotografo, ma come pensatore e provocatore. La sua vita è stata un esempio di coraggio e libertà creativa, un invito a non accontentarsi mai delle convenzioni.