Un dipendente Atac e personal trainer di 47 anni è stato arrestato con l’accusa di spaccio di anabolizzanti, negando ogni coinvolgimento.
Un caso che sta facendo discutere quello di un uomo di 47 anni, dipendente dell’Atac e personal trainer, fermato dagli investigatori del X distretto della Polizia di Stato con l’accusa di vendere anabolizzanti. L’arresto è avvenuto dopo un periodo di osservazione da parte degli agenti, che hanno raccolto prove per incriminarlo. L’uomo si è dichiarato innocente, ma il giudice ha convalidato l’arresto, imponendo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte a settimana.

La vicenda accende i riflettori sul problema del doping e della salute nel mondo del fitness
L’indagine, avviata mesi fa, si è concentrata sul sospetto che il personal trainer potesse essere coinvolto in un traffico di sostanze dopanti. Gli anabolizzanti, spesso utilizzati per incrementare la massa muscolare, rappresentano un grave rischio per la salute e sono vietati senza prescrizione medica. Gli investigatori hanno seguito l’uomo e documentato le sue presunte attività illecite prima di procedere all’arresto.
Il sospetto principale è che l’accusato sfruttasse la sua doppia professione per avvicinare potenziali clienti, combinando il suo lavoro all’Atac con le attività di personal training. Le accuse, tuttavia, devono essere ancora provate in tribunale, e l’uomo continua a professare la propria innocenza. Ha affermato di non essere coinvolto nello spaccio e che le prove a suo carico sarebbero insufficienti.
Nel frattempo, il giudice ha stabilito una misura cautelare che prevede l’obbligo di presentarsi regolarmente alla polizia giudiziaria. Questa decisione riflette la volontà di monitorare l’attività dell’uomo senza ricorrere alla detenzione preventiva, un equilibrio tra tutela della sicurezza pubblica e rispetto dei diritti dell’imputato.
La vicenda solleva domande più ampie sul fenomeno del traffico di anabolizzanti in Italia, un mercato illegale che continua a crescere, attirando sia sportivi professionisti che dilettanti. Le autorità ribadiscono l’importanza di combattere questo problema non solo attraverso l’applicazione della legge, ma anche sensibilizzando la popolazione sui rischi per la salute.
Il caso è ora in mano alla magistratura, che dovrà fare luce sulla reale portata delle accuse. Nel frattempo, l’opinione pubblica rimane divisa tra lo scetticismo e l’attesa di ulteriori dettagli.