Il Vaticano apre le porte a uno scrittore non credente

Un libro, un viaggio, un Papa: Javier Cercas racconta il Vaticano da non credente

Una proposta inaspettata – Tutto comincia con un incontro sorprendente: Javier Cercas, scrittore spagnolo noto per i suoi romanzi civili e per una scrittura profondamente laica, riceve una proposta insolita. Al Salone del Libro di Torino, Lorenzo Fazzini, direttore della Libreria Editrice Vaticana, gli propone di seguire Papa Francesco nel suo viaggio in Mongolia. Ma c’è di più: il Vaticano gli promette totale libertà narrativa, senza censure né limiti. Per un autore dichiaratamente non credente, è un’occasione unica. Così nasce Il folle di Dio alla fine del mondo (Guanda), uscito in contemporanea in Italia, Spagna e nei paesi dell’America Latina.

Un non credente in Vaticano – Cercas non nasconde la sua sorpresa, né la difficoltà iniziale di accettare l’incarico. “Non sono un credente, né un esperto di religioni”, ha dichiarato durante la sua partecipazione alle Anteprime del Letterature Festival Internazionale di Roma, un ciclo di incontri che anticipano il festival vero e proprio in programma al Palatino a luglio. Eppure, proprio questa distanza rende il suo sguardo prezioso. Il Vaticano ha scelto di affidarsi a uno scrittore laico, capace di raccontare con sincerità e profondità il significato umano e simbolico di un viaggio così straordinario.

Libertà assoluta per Javier Cercas: il Vaticano cambia tono. Il nuovo libro di Cercas racconta Papa Francesco senza filtri. Un autore laico nella terra del buddismo con il Papa. La Mongolia di Papa Francesco nel racconto di Cercas.
Un non credente nel viaggio del Papa più sorprendente.

Un racconto libero dal Vaticano alla fine del mondo

Un Papa al confine del mondo – Il viaggio di Papa Francesco in Mongolia, paese di antichissima spiritualità e con una minuscola comunità cattolica, è di per sé un evento che rompe gli schemi. Non si tratta solo di diplomazia o missione pastorale, ma di un gesto fortemente simbolico: portare la parola e la presenza della Chiesa là dove nessuno guarda, ai margini del mondo. Cercas osserva, ascolta, riflette, e restituisce nel libro l’immagine di un Papa che è, a suo modo, un “folle di Dio”: ostinato, visionario, pronto a spingersi oltre i confini della tradizione.

Scrivere con libertà nel cuore della Chiesa – Una delle chiavi del libro è proprio la libertà concessa a Cercas. Il Vaticano non ha imposto limiti, né ha richiesto revisioni. È un segno importante di apertura culturale, una scommessa sulla forza della narrazione e sulla possibilità di costruire ponti anche partendo da differenze profonde. Il folle di Dio alla fine del mondo non è un’agiografia, ma una riflessione laica, letteraria e umana su una figura che continua a sorprendere anche fuori dai confini della fede.

Letteratura e spiritualità a confronto – Durante l’incontro romano, Cercas ha raccontato come la scrittura di questo libro abbia rappresentato per lui una sfida e una scoperta. Non ha trovato un Papa “perfetto” o idealizzato, ma un uomo carico di dubbi, ostinazione, umiltà. E ha colto, in quel viaggio così lontano, un gesto che sfida l’indifferenza e invita a guardare gli ultimi. È qui che la letteratura e la spiritualità si incontrano: nel bisogno di senso, nella ricerca di una verità che non si impone, ma si propone.

Un libro che apre un dialogo – Con Il folle di Dio alla fine del mondo, Javier Cercas ci regala un’opera che non parla solo ai credenti. Parla a tutti. A chi cerca, a chi si interroga, a chi ha bisogno di vedere la complessità dell’umano riflessa in una storia vera. È anche un segno dei tempi: una Chiesa che accoglie lo sguardo esterno e lo trasforma in occasione di dialogo. E uno scrittore che, proprio partendo dalla distanza, si avvicina al cuore di un viaggio che resterà nella memoria di chi lo ha vissuto — e ora anche letto.

Gestione cookie